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12 agosto 2013
Il vecchio conformismo dei giudici
Un esempio del rapporto tra magistrati togati delle Corti di merito e i giudici della Suprema Corte di Cassazione, può "trovarsi nella vicenda dell’aggiunto giudiziario De Fina. Il 28 novembre 1950 il Tribunale di Trento decise una complessa questione di diritto tavolare con una sentenza (estensore l’aggiunto giudiziario Silvio De Fina) difforme dall’ indirizzo della Cassazione. La sentenza, ampiamente motivata, venne pubblicata sul "Foro Italiano" e non sfuggì a un autorevole presidente di sezione della Corte, Giovanni Brunelli, che inviò alla stessa rivista un lungo articolo in cui ribadiva l’orientamento del giudice di legittimità e non risparmiava rimbrotti e offese all’incauto De Fina. Il giovane aggiunto replicò -sempre sul "Foro Italiano"- sviluppando la tesi esposta in sentenza e respingendo, con fermezza e ironia, i rimbrotti presidenziali. A questo punto il Brunelli sbottò: «Un magistrato inferiore, adunque, perde il controllo e l’equilibrio ed allontana i consigli che vari superiori danno sin dall’inizio a lui, collega giovane ed inesperto; sfida imperterrito un magistrato anziano della Cassazione a rispondergli, dopo averlo offeso» (sic!). Il seguito fu la condanna disciplinare del De Fina, la cui tesi in diritto -sia detto per inciso- era espressamente condivisa da studiosi come V. Andrioli e A. Scialoia!" (cfr. "Appunti per una storia di magistratura democratica, di Livio Pepino, pag. 6, nota n. 20).
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