27 novembre 2012

Patteggiamento profilo disciplinare


Il motivo è infondato. A norma dell'art. 445 c.p.p., comma 1 bis, e art. 653 c.p.p., come modificati dalla L. 27 marzo 2001, n. 97, la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento) ha efficacia di giudicato - nei giudizi disciplinari che si svolgono davanti alle pubbliche autorità, e quindi anche in quelli che riguardano gli avvocati - quanto all'accertamento del fatto, alla sua illiceità penale e all'affermazione che l'imputato l'ha commesso (Cass. Sez. un. 9 aprile 2008 n. 9166). La sentenza medesima non ha invece alcuna efficacia in ordine alla valutazione dei fatti e della personalità dell'attore dell'illecito sotto il profilo disciplinare, essendo tale valutazione riservata al giudice disciplinare. Coerentemente con il principio appena enunciato, l'art. 5 del Codice deontologico forense (approvato dal Consiglio Nazionale Forense nella seduta del 17 aprile 1997 e successivamente più volte modificato), nel prevedere la sottoposizione a procedimento disciplinare dell'avvocato cui sia imputabile un comportamento non colposo che abbia violato la legge penale, fa salva ogni autonoma valutazione sul fatto commesso. Nella fattispecie, il Consiglio nazionale forense ha correttamente valutato in piena autonomia il comportamento dell'incolpata, giudicandone l'offensività in relazione ai "principi supremi di giustizia e lealtà processuale", alla "dignità, prestigio e decoro" della stessa professionista, e della collega coinvolta nella produzione in giudizio della sentenza falsa, alla lealtà dovuta nei confronti degli altri professionisti (collega codifensore e difensore di controparte), e al "decoro, dignità e correttezza" dell'intera classe professionale. Si tratta di valutazioni attinenti a valori diversi dai beni protetti dalle norme applicate ne giudizio penale, e che non possono pertanto essere censurate con il richiamo a quelle che, sotto profili e a effetti diversi, sono ricavabili dalle statuizioni della sentenza penale.

Cass. civ. Sez. Unite, Sent., 31-10-2012, n. 18701

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