26 luglio 2012

L’avvocato e il compenso per l’attività stragiudiziale non connessa alla mera assistenza processuale


"Appare invece meritevole di accoglimento la seconda censura.


L'art. 2 delle Disposizioni Generali in materia stragiudiziale dispone che "i rimborsi e i compensi previsti per prestazioni stragiudiziali sono dovuti dai cliente anche se il professionista abbia avuto occasione di prestare nella pratica la sua opera in giudizio, in quanto tali prestazioni non trovino adeguato compenso nella tariffa per le prestazioni giudiziali".


Tale norma è stata costantemente interpretata da questa Corte nel senso che, affinchè il professionista che stia prestando assistenza giudiziale al cliente possa avere diritto ad un distinto compenso per prestazioni stragiudiziali, è necessario che tali prestazioni non stano connesse e complementari con quelle giudiziali. Ove sussista tale connessione, gli compete solo il compenso per l'assistenza giudiziale, eventualmente maggiorato sino al quadruplo (art. 5, commi 2 e 3, della tariffa giudiziale), in relazione alle questioni giuridiche trattate ed all'importanza della causa, tenuto conto dei risultati del giudizio, anche non patrimoniali, e dell'urgenza richiesta (Cass. Sez. Un. 24-7-2009 n. 17357; Cass. 29-5-2008 n. 14443; Cass. 12-6- 2007 n. 13770; Cass. 23-5-1992 n. 6214; Cass. 23-7- 1979 n. 4411).


Nella specie, pertanto, il giudice di appello avrebbe dovuto accertare se le attività stragiudiziali dedotte dal professionista dovessero o meno ritenersi connesse e complementari rispetto a quelle giudiziali rese in favore dell'A.P.I., e in caso negativo liquidare un compenso distinto per tali prestazioni. Il Tribunale, al contrario, ha proceduto alla liquidazione dell'onorario unico previsto dalla tariffa professionale in materia di prestazioni giudiziali, senza verificare se vi fosse connessione tra le attività stragiudiziali e quelle giudiziali."

Cass. civ. Sez. II, Sent., 24-07-2012, n. 12928

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