15 marzo 2012

La prosopopea (e la "supercazzola") del CTU

Il rischio che il processo venga condotto dagli Avvocati è sempre stato un cruccio della magistratura.
In realtà gli Avvocati cercano, per quanto possibile, di accompagnare per mano i giudici i quali, anche a causa del pesante carico di cause sul proprio ruolo, rischiano di non cogliere le sfumature che una vicenda può avere.
Il rischio che la causa venga decisa dai CTU è, invece, un problema effettivo (la stessa Cassazione a SS.UU. c.d. Franzese colse all'epoca il rischio di rifarsi alle valutazioni del perito, bypassando l'organo giudicante).
Il citato problema emerge dal documento qui di lato: si tratta di chiarimenti chiesti al Consulente il quale, spendendosi in una sola pagina, riesce grandiosamente a non dire nulla di concreto (il titolo del post parla appunto di "supercazzola", quella prematurata for-for di "Amici miei"). Invito voi lettori a tradurmi questo passaggio: "non concordo con quanto dichiarato dallo stesso avvocato al capoverso 'b' e 'c' di pag. 2, allorquando interpreta che valutare la capacità di lavoro a meno di un terzo significa comunque andare a valutare se nell'evolutività della patologia ci siano condizioni che possono avviare a tale limite lavorativo" !!??!!
Non solo.
Il CTU, evidentemente scocciato dalle note   di parte ricorrente (scritte peraltro da un Avvocato e non da un suo collega medico) taglia corto su ogni possibile contestazione ritenendo che "quale medico del lavoro, ha un'esperienza più che sufficiente" per valutare le problematiche: della serie, non devo spiegare nulla perché lo dico io..
Di fronte a tali conclusioni (apodittiche) occorre sensibilizzare il giudicante affinché sostituisca il consulente, il quale non consente alla difesa di comprendere il procedimento logico-argomentativo assunte, pretendendo un vero e proprio atto di fede sul suo operato.

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