21 settembre 2013

Potenzialità economiche derivanti dal poter svolgere l’attività di avvocato

Con ordinanza deliberata in data 23 aprile 2012, il Magistrato di Sorveglianza di Roma rigettava l'istanza avanzata nell'interesse di F.S. volta a ottenere la remissione del debito ai sensi del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, relativamente all'importo di Euro 300.468,57 dovute per spese di giustizia.

Il giudice argomentava la propria decisione rilevando che non solo non emergevano prove di una totale indigenza del richiedente, ma al contrario si potevano cogliere indici di una certa agiatezza per il fatto che il F. disponeva di un'attività lavorativa idonea a garantirgli una certa agiatezza (avvocato) e che il medesimo è intestatario di beni immobili come attestato dalla visura della Guardia di Finanza.

[...]

Ciò rilevato occorre osservare che il Magistrato di Sorveglianza è stato ossequioso di questi principi posto che, pur valutando l'entità dell'importo dovuto, ha approfonditamente valutato l'impatto del soddisfacimento del debito sulle effettive (e non meramente presuntive) capacità patrimoniali del F. valutando la mancanza del requisito delle disagiate condizioni economiche in dipendenza della constatazione che il condannato ha una capacità reddituale che giustifica la sostenibilità del debito anche in considerazione delle potenzialità economiche derivanti dal fatto che egli potrebbe svolgere l'attività di avvocato.

Cass. pen. Sez. I, Sent., (ud. 20-03-2013) 17-04-2013, n. 17633



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